giona a. nazzaro

Giona A. Nazzaro
IL FIUME, A RITROSO

Una ragazza si aggira per una foresta. Non ha nient’altro che uno zaino con sé. risale un fiume, forse. Ed è sola. Poi, allo stremo delle forze, sviene ed è raccolta da un uomo che la rimette in forze. Poi tocca a lei a salvare l’uomo che le ha permesso di sopravvivere. Distaccandosi con grande forza dal suo lavoro precedente, Mauro Santini, in assoluto uno dei cineasti italiani più interessanti di sempre, autore di un pugno di film memorabili come ‘Flor da baixa’ o ‘Da qui sopra il mare’, mette momentaneamente da parte il suo approccio visionario e poetico, optando per una scelta che abbraccia apparentemente il reale più crudo, immediato e nudo. Apparentemente. Lo sguardo di Santini, però, invece che aderire all’ambiente, lo eccede, lo rivela come una sorta di slabbratura del reale stesso. Ed è in questa sfrangiata del mondo che i corpi di Santini iniziano a vivere. Il mondo acquisisce progressivamente forme e volumi. Solo dopo che la fanciulla inizia a prendersi  cura dell’uomo che l’ha soccorsa iniziamo a sospettare che possa trattarsi di Jolanda, la figlia del Corsaro nero in fuga. E’ un attimo: la ragazza raccoglie una spada e una vertigine incrina il piano del reale sul quale il film si poggia. Un’intuizione potente, visionaria, che resta negli occhi. Come tutto il cinema di Santini. In poco meno di 50 minuti, il regista crea un intero universo filmico che vive e poggia nella giustezza della misura di un gesto raro e potente. Un viaggio nel fare cinema che diventa la possibilità di un continuare a esserci. ‘Il fiume, a ritroso’ è, sin d’ora, uno degli apici del fare cinema di Mauro Santini.

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Pubblicato su ‘Rumore’ n.251, dicembre 2012
 

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