i pirati del cinema

Cristina Piccino
I PIRATI DEL CINEMA
Tre film, una sezione di autori indipendenti nelle Giornate degli Autori.
Intervista con Giovanni Maderna.

Racconta Giovanni Maderna che Mimmo e Sussò lui e Mauro Santini, li hanno incontrati per caso, camminando nella città vecchia di Taranto. Dapprima è stata una faccia, che gli è rimasta negli occhi, un pensiero vaghissimo che affiora nell’idea di partenza, in un gesto di cinema che voleva dire: ‘I pirati siamo noi’. E poi, nei giorni, è diventata una relazione di fiducia forte e bella, quasi impensabile altrove. Un quotidiano di incontri, di attese reciproche, di birre bevute al mattino al chiosco del mercato dove lavorano, che li ha fatti entrare in un mondo, e insieme lo ha reso filigrana di immagine. E chi meglio dei pescatori Sussò e Mimmo potrebbe oggi raccontare l’universo da Salgari tra i cunicoli di una città che diventa teatro? Ma è l’intreccio di realtà e di romanzesco, di vita e di immaginari la sostanza, e la forza di questo ‘Cinema Corsaro’, un cinema senza confini né etichette di genere, ‘malvisto e libero dal dogma della libertà’, che occuperà gli schermi del Lido, all’interno delle Giornate degli autori (2-6 settembre). Ci saranno i work in progress di Sylvain George (Vers Madrid) e di Alessio di Zio (Fanteria Cavalleggeri), Terra 1234 di Tonino De Bernardi con Joana Preiss, un omaggio a Corso Salani, il concerto dei Tête de Bois, un film a sorpresa.

Il progetto nasce però da un nucleo di film, prodotti da Giovanni Maderna (con Quarto film) anche tra i registi (è uno dei nostri sguardi più intensi di questi anni) ispirati ai racconti di Emilio Salgari (di cui ricorre il 150° anniversario dalla nascita), in particolare a Jolanda la figlia del corsaro nero. È a questo testo, infatti, che sono ispirati i tre film nucleo del progetto corsaro: Carmela, salvata dai filibustieri di Giovanni Maderna e Mauro Santini, Gli Intrepidi di Giovanni Cioni, Jolanda tra bimba e corsara di Tonino De Bernardi. Ogni regista ha poi seguito epifanie diverse, le avventure di una lingua antica, quasi un racconto orale che narra di Carmela Signora di Ventimiglia, gli adolescenti che sognano i pirati di Depp e David Bowie, i ragazzini che fantasticano con la disponibilità di immergersi ohi volta in un nuovo futuro possibile. E il cinema intanto si fa avventura, passione, vissuto. Ne parliamo con Giovanni Maderna, “catturato” tra gli infiniti preparativi di questa scommessa.

Cosa vi ha portato a Salgari?
L’idea da cui tutto è cominciato è stata quella di mettere in rapporto dei registi che lavorano in modo personalissimo, e sperimentale al cinema, con uno scrittore considerato per definizione”popolare”. Salgari esprime nelle sue storie una grande profondità di esperienza umana con la quale, nonostante gli obblighi contrattuali -doveva scrivere moltissimo, almeno una ventina di pagine al giorno- riesce a costruire un immaginario potente. Questi autori lavorano suina creatività sotterranea, marginale, capace di parlare del reale a tutti, in un modo che si differenzia dal cinema dominante. Mi sembrava che questo incontro potesse rivelare qualcosa di inaspettato negli uni e nell’altro.

Come è nato il gruppo di lavoro? Tu, Mauro Santini, Tonino De Bernardi, Giovanni Cioni siete registi molto diversi…
Ci siamo incontrati negli anni e per ognuno di loro c’è una ragione diversa. All’inizio pensavo di fare un unico film, con materiali girati da tutti che poi avremo mescolato al montaggio. Il desiderio era di mettersi a confronto, di osservarsi, di dialogare. Coi film separati funziona anche meglio, perché ciascuno ha una sua identità che al tempo stesso permette di liberare delle interferenze reciproche. Ciascuno di noi ha declinato l’immaginario salariano in maniere imprevedibili o debordanti rispetto alla lettera. Nel film di Giovanni Cioni (Gli intrepidi) ci sono degli adolescenti di oggi per i quali Salgari non ha molto senso; così Giovanni decide di parlare con la loro lingua cercando dei punti di contatto. In questo senso i film sono anche un viaggio dal sud al nord Italia, e tra le diverse età, i bambini di Tonino De Bernardi (Jolanda tra bimba e corsara), gli adolescenti, e i personaggi miei e di Mauro Santini (Carmela salvata dai filibustieri) che sono più avanti nell’età. Non è casuale, anche se non lo abbiamo deciso prima, perché queste diverse fasi della vita caricano di significati differenti il rapporto con l’altrove che è il tema da cui siamo partiti. Il presente dei bambini è volto al futuro, per loro tutto convive nello stesso istante e questo futuro lo mangiano con una velocità impressionante ripercorrendo miti e archetipi. Gli adolescenti sono più conforti, più titubanti, vivono ancora in una fase anarchica, ma sono già incupiti dal fantasma della vita reale.

I luoghi. Nel film tuo e di Mauro Santini Taranto sembra anch’essa protagonista. Per ogni film il legame col paesaggio cambia…
De Bernardi ha girato a Torino che è la sua città ed è anche la città di Salgari, molti posti parlano di lui. Cioni, che ha vissuto per molti anni all’estero, in Belgio e in Francia, è tornato nel Mugello e sta lavorando sui luoghi delle sue radici. Quanto a Taranto, la città di Carmela, è uno scenario in cui si stratificano le epoche con una complessità vertiginosa e anche un po’ imbarazzante. E’ un teatro, ma è ancora piena di vita.

Il riferimento è “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero”. Dicevi però che ognuno di voi ha seguito altre “piste”.
Tonino ha preso molto anche dalla biografia di Salgari, che è tragica: si è suicidato, la moglie è stata rinchiusa in manicomio…Ha scritto tanti romanzi d’avventura e non si è mai mosso di casa! In generale abbiamo guardato al testo con grande libertà, e con un travisamento volontario che è però più nel metodo che nella scelta di altri elementi romanzeschi. Nel caso mio e di Mauro, lavoravamo con persone che non sanno leggere. Noi gli raccontavamo Salgari, e loro lo raccontavano di nuovo cambiando la storia…Morgan, che è un po’ il vice del Corsaro Nero, è diventato Morgana, e forzo solo alla fine del film si sono resi conto che parlavamo di un uomo. Cioni ha capito subito che per i ragazzini Salgari significa adesso I Pirati dei Caraibi e Johnny Depp. Da quell’icona è arrivato a un’altra, David Bowie e L’uomo caduto sulla terra, a cui la ragazzina decide di scrivere una lettera. Ma è una sua iniziativa, perché quando era più piccola amava moltissimo quella figura. Lapertura permette di reinventare una storia, di sorprenderti, e anche questo è un po’ nello spirito salariano. Il figlio di Salgari scrive che quando erano piccoli, il padre gli raccontava le storie prima di dormire, e loro il mattino dopo le continuavano nei giochi dandogli ispirazione per andare avanti.

E il cinema corsaro a Venezia?
E’ nato magmaticamente anche se l’origine sono soprattutto questi film. Volevamo dare visibilità a quei lavori che mettono in gioco le ragioni per cui si fa questo mestiere, e che invece sono sempre più marginalizzati nei grandi festival. La sfida -in questo dobbiamo ringraziare le Giornate degli autori per la disponibilità- era mostrarli in un contesto grande, e anche affascinante come può essere la Mostra di Venezia.

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Pubblicato su ‘il manifesto’, martedì 28 agosto 2012

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